MINO MACCARI (1898-1989)

BIOGRAFIA:

Mino Maccari nasce a Siena, in Via San Girolamo (cane e gatto), il 24 novembre 1898; da madre senese, Bruna Bartalini, e padre colligiano, Latino Maccari di Leopoldo. Il padre fu insegnante di latino presso gli istituti magistrali di Urbino, Trani, Milano, Genova, San Remo e Livorno, pertanto Mino, con la sorella Maria, trascorse l’infanzia e l’adolescenza con la famiglia nelle varie sedi dove il padre insegnò, avendo come unico punto di riferimento la casa del nonno paterno a Colle di Val d’Elsa, dove ogni anno insieme alla famiglia vi trascorreva il periodo estivo.
Compie i suoi studi presso varie sedi scolastiche ed ad Urbino frequenta anche l’accademia delle belle arti.
Nel 1913 partecipa al Concorso, come volontario, alla 1° classe della Regia Accademia Navale a Livorno ma viene dichiarato inabile per deficienza visiva.
Nel 1914, a San Remo, si fa promotore e costituisce la “Società della Burella” dove raccoglie alcuni giovani pensatori e poeti tra i quali Mario Gatti, Michele Borca d’Olmo e Antonio Marsaglia ma l’associazione, a causa dei continui litigi tra gli associati, ha una breve durata.
Compiuti gli studi liceali, nel 1915 s’iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Siena ma, nel 1916, viene chiamato alle armi. Inviato a Modena alla Scuola-Accademia Militare, in questa città conosce la triestina Anna Maria Sartori che poi diverrà sua moglie. Ai primi di settembre del 1917 è in zona di guerra, con il grado di Sottotenente di Artiglieria da Campagna ed assegnato all’84° batteria da cannoni da 105
Durante l'avanzata degli Austro-Tedeschi verso l'Isonzo nel giugno 1918 viene fatto prigioniero. Con l'armistizio di Villa Giusti del 4 novembre, Maccari rientra a Colle di Val d’Elsa.
Tornato a casa riprende gli studi e nel 1920 si laurea in giurisprudenza ed inizia la pratica forense presso lo studio dell’avvocato Dini di Colle di Val d’Elsa, l’attività forense però non lo entusiasma ed inizia, nel tempo libero, a disegnare ed incidere sul legno.
Nel 1922 espone per la prima volta col gruppo Labronico di Livorno.
Nel 1924 inizia a curare la redazione e la stampa d’un giornaletto “Il SELVAGGIO”, rivista quindicinale a sfondo politico, fondata da Angelo Bencini, che viene stampata a Colle di Val d’Elsa; inizia così un’intensa e continuativa produzione di incisioni  che illustreranno il periodico per tutta la sua durata.
Nel 1926 Maccari assume la direzione del giornale portando la redazione a Firenze ed accentuandone il carattere artistico e letterario con la partecipazione di Giorgio Morandi, A. Soffici, A. Palazzeschi, R. Romanelli e altri.
Nel 1927 a Firenze, apre la “Stanza del Selvaggio”, piccola galleria d’arte inaugurata da Giuseppe Bottai.
Nel 1928 partecipa  per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Nel 1929, trasferisce la redazione del suo giornale a Siena ed espone alcune puntesecche alla Seconda Mostra del Novecento Italiano a Milano.
Nel 1930 viene chiamato da Malaparte alla redazione del giornale la “STAMPA” da lui diretto e Maccari vi si trasferisce portandosi dietro anche la redazione del “Selvaggio”. Nel 1931, partecipa alla quadriennale d’arte di Roma e vi si trasferisce insieme al “Selvaggio”.
Nel 1935 partecipa alla mostra “Arte Italiana dell’ 800 e ‘900” a Parigi.
Nel 1937 espone alcune incisioni all’Anthology of Contemporary Italian Drawing a New York.
Nel 1938 Giuseppe Bottai gli affida la presidenza di una Commisione del consiglio Superiore delle Belle Arti dalla quale si dimette, l’anno successivo, per contrasti riguardo al piano regolatore di Livorno.
Nel 1939 è nominato professore di tecnica dell’incisione prima all’accademia delle Belle Arti di Napoli e poi a quella di Roma, mentre la XXI Biennale Internazionale di Venezia gli dedica una sala personale dove la National Gallery di Londra gli acquista 4 disegni.
Nello stesso anno dedica un numero del “Selvaggio” ai disegni di Guttuso.
Nel 1940 collabora, per la parte grafica, a “Primato”, diretto da Giuseppe Bottai e da Giorgio Vecchietti.
Nel 1941 realizza la sua prima scenografia teatrale al Teatro delle Arti di Roma con il “Il campanello dello speziale” di Gaetano Doninzetti.
Nel 1942 dedica a Longanesi un numero del “Selvaggio” importante per la comprensione del disegnatore; ed espone con Longanesi, al centro d’Azione per le Arti di Torino.
Nel 1943 conclude, con il numero del 15 giugno, la pubblicazione della rivista culturale “Il Selvaggio”. In occasione di una personale organizzata a palazzo Massimo alle Colonne da “Documento”, diretto da Federico Valli e al quale collabora come illustratore, pubblica la cartella Album, con 30 linoleografie a colori. Nello stesso anno organizza, nella sua casa del Cinquale (Marina di Massa), la mostra Dux, che sarà poi ricostruita nel 1976 presso la galleria dell’Oca di Roma e nel 1977 a Siena con l’antologica organizzata dal comune di Siena in collaborazione con la locale università.
Nel 1944 illustra con 22 disegni “TOTO’ IL BUONO”  di Cesare Zavattini ed inizia una collaborazione alla “Critica cinematografica” di Parma diretta da Marchi Antonio.
Fra il 1944 e 1945, illustra con litografie e linoleografie il Concilium Lithographicum di Velso Mucci.
Nel 1947 partecipa con una serie d’acquarelli, al Museo Cantonale di Losanna alla mostra "Quarant'ans d'art italien: du futurisme a nos jours".
Nel 1948, partecipa per la quarta volta alla Biennale di Venezia, con 68 opere presentato da Roberto Longhi e gli viene assegnato il premio Internazionale dell’Incisione.
Nel 1949 partecipa alla mostra Pittura italiana contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Vienna ed illustra con 53 disegni il volume “La coda di paglia “ di Alfonso Gatto.
Dal 1949 al 1963, collabora con Ennio Flaiano e Amerigo Bartoli al “MONDO”, diretto da Mario Pannunzio. Illustra le copertine di alcuni libri di E. Rossi.
Nel 1950, partecipa per la quinta volta alla biennale di Venezia. Cura la scenografia del “Il turco in Italia” di Rossini al Teatro Eliseo di Roma.
Nel 1951 dopo aver curato le scenografie e i costumi del “TURCO IN ITALIA “ di Rossini per il Teatro Eliseo di Roma, cura le scenografie e i costumi di una  commedia per il  XIV Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Venezia. Partecipa per la prima volta alla Biennale di San Paolo del Brasile. Sempre nel 1951 illustra con  48 incisioni “Bestie del 900” di Aldo Palazzeschi.
Nel 1952 cura la scenografia del “Don Chisciotte” di Vito Frazzi al Teatro della Pergola di Firenze per il Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 1953 alla prima edizione,del premio Marzotto di Roma, viene premiato per il dipinto “RICORDO DI BRUNO BARILLI”.
Nel 1955 partecipa alla Quadriennale dell’Arte di Roma, che gli dedica una personale, ed alla prima edizione della Biennale dell’Incisione di Venezia. In seguito parteciperà anche alle altre sei edizioni della manifestazione veneziana, che gli dedica, nel 1955, una personale con 45 opere. Collabora a “Circolare Sinistra” fondata e diretta da Italo Cremona. Al II Congresso Internazionale del documentario di Firenze viene  presentato “STRACITTA’” dedicato ai suoi disegni.
Nel 1956  espone alla galleria L’ Indiano di Firenze, presentato da Ottone Rosai, e alla III Mostra Nazionale della Grafica di costume. La galleria d’arte  moderna di Verona organizza, a cura di Licisco Magagnato, la mostra “Maccari Grafico”, mentre un istituto grafico di Colonia organizza una mostra con 64 opere.
Nel 1958, pubblica con Italo Cremona, “ L’ Antipatico”.
Nel 1959 illustra con disegni e acquarelli “L’onestà muore di freddo” di Luca Canali.
Nel 1960 illustra con disegni “Fatti inquietanti” di Rodolfo Wilcock. La Biennale di Venezia gli dedica una personale con 94 opere presentata da Giovanni Urbani.
Nel 1961 pubblica la cartella “Chi vuol baciare Teresa?” con 12 linoleografie a colori, per Neri Pozza di Venezia, e illustra con 19 disegni “L’unghia dell’asino” di Augusto Frassinetti.
Nel 1962, partecipa alla XXXI Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dove espone alla mostra “Grandi Premi” della Biennale 1948-1960 e alla mostra “II Dopoguerra – La pittura in Italia dal 1945 al 1955” alla palazzina Marfisa d’ Este di Ferrara. Illustra con 45 incisioni i ”Sonetti del Burchiello” stampato da Giovanni Mardersteig per il centro “Amici del libro” con 16 tavole a colori; con 70 disegni illustra “Canzonette e Viaggio televisivo” di Mario Soldati.
Nel 1963 viene nominato presidente dell’Accademia di San Luca. L’Accademia dei Lincei gli assegna il Premio Feltrinelli per la pittura. Espone alla Galleria di New York 64 incisioni, presentato da Ben Shan, e al Circolo artistico di Cortina d’Ampezzo, dove sono esposte 157 opere, presentato da Giuseppe Marchiori.
Nel 1964 cura la scenografia del "Il Naso" di Sciostakovic, con la regia di Edoardo De Filippo, per il Maggio Musicale Fiorentino al Teatro della Pergola; Edoardo De Filippo la riproporra anche al Teatro della Scala a Milano nel 1972. 
Nel 1965 la V Rassegna pisana di Arti Figurative Giuseppe Viviani gli assegna il premio Assoluto di grafica. Pubblica una serie di linoleografie per la libreria Feltrinelli di Firenze. Cura la scenografia ed i costumi al Piccolo Teatro di Milano per “Il signor di Porceaugnac” di Moliere con la regia di E. De Filippo.
Nel 1967 partecipa alla mostra Arte Moderna in Italia 1915-1935 a Palazzo Strozzi di Firenze.
Nel 1968 la I Biennale Internazionale di Grafica a Palazzo Strozzi di Firenze gli dedica una mostra omaggio presentata da Franco Russoli.
Nel 1970, congedandosi dall’insegnamento, alterna lunghi soggiorni a Roma e al Cinquale dove trascorre gran parte del tempo dedicandosi all’incisione di silografie e linoleografie a colori. Il centro iniziative culturali di Pordenone , a cura di Angelo Rizzo, organizza un’ antologica con oltre 100 opere alla galleria Sagittaria mentre, alla II Biennale Internazionale di Grafica a palazzo Strozzi di Firenze, un gruppo di stampe del “Selvaggio” vengono esposte alla mostra “La Grafica fra le due guerre: 1918-1939”, presentata da Luigi Cavallo. Cura, al Teatro della Pergola a Firenze, la scenografia del Falstaff di Verdi con la regia di Edoardo de Filippo.
Nel 1971 partecipa alla mostra antologica della Caricatura Europea alla Loggia Giulio Romano di Mantova.
Nel 1973 cura la scenografia di “Gli esami non finiscono mai” di Edoardo De Filippo al Teatro della Pergola a Firenze e al Maggio Musicale Fiorentino cura la scenografia di “Le allegre comari di Windsor” di W. Shakespeare.
Nel 1974 partecipa alla mostra Disegno Politico e Satirico alla galleria comunale d’arte moderna di Forte dei Marmi, presentato da Michele De Micheli, mentre la galleria Narciso di Torino gli dedica la Mostra omaggio “MACCARI –ARTISTI DEL PRIMO ‘900 ITALIANO”.
Cura per la piccola Scala di Milano le scenografie e i costumi del Convitato di Pietra di Bertati.
Nel 1975, al Teatro Comunale di Fiuggi, un gruppo d’amici, organizza la mostra “Il Selvaggio di Mino Maccari 1924-1943”, presentata da Romano Bilenchi e da Alfredo Mezio. Al Festival dei due mondi di Spoleto cura la scenografia del “Il telefono” di Giancarlo Menotti.
Nel 1976 viene pubblica dalla SPES la copia anastatica del “Il Selvaggio” dal 1924 al 1943. A Roma la galleria Dell’Oca ripropone la mostra “DUX” che nel 1943 l’artista aveva organizzato nella sua abitazione al Cinquale. 
Nel 1977 il comune di Siena, gli dedica, nella Loggia del Palazzo pubblico, una mostra antologica curata dalla locale università che, coprendo oltre 50 anni di attività, presenta 178 opere fra dipinti, disegni acquarelli e incisioni.
Nell’ aprile del 1979 l’Electa Editrice di Milano pubblica in 2 volumi,il catalogo ragionato delle sue incisioni a cura di Francesco Meloni.
Nel 1984 le edizioni Panati di Firenze iniziano la pubblicazione a “Dispense” di tutta l’opera del Maestro oggi già all’undicesimo volume.
Nel 1987 il Ministero della cultura di Malta a la Valletta, nel quadro delle manifestazioni per la festa della Repubblica, gli dedica una mostra. Il comune di Viareggio organizza, sempre nel 1987, una mostra con 100 opere dell’artista comprendente dipinti e incisioni. Il comune di Molfetta, organizza nella Sala dei Templari, una sua Mostra di disegni e la Banca Cattolica Popolare di Molfetta, pubblica per le Edizioni Pananti di Firenze il volume “Addenda” un’antologia di suoi disegni con un saggio introduttivo di Federico Zeri e uno scritto storico-critico di Giuseppe Niciletti.
Il 16 giugno 1989 muore, nella sua casa romana assistito dalla moglie e dai figli.

 

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